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Lavoro e tempo libero #5 – L’aumento del tempo libero nel XIX secolo e il paradigma taylorista-fordista-keynesiano

Appunti per uno studio su lavoro e tempo libero.
#1 Il lavoro nella storia
#2 L’Inghilterra e la nascita del capitalismo
#3 Marx
#4 Hannah Arendt
#5 L’aumento del tempo libero nel XIX secolo e il paradigma taylorista-fordista-keynesiano
#6 Lavoro e tempo libero negli anni Cinquanta: Friedmann e Dumazedier
#7 La crisi del paradigma taylorista-fordista-keynesiano
#8 L’avvento del neoliberismo
#9 Gli operaisti italiani
#10 Il biocapitalismo cognitivo
#11 Alcune considerazioni


1. L’aumento del tempo libero

Parlando di Marx abbiamo visto come fino a un certo punto del XIX secolo il modo di produzione capitalistico tende, per sua stessa natura, verso un’estensione estrema dell’orario di lavoro, in perenne tensione con i limiti fisiologici della classe dei lavoratori.

E’ l’età più schiettamente brutale dell’industrializzazione, ben illustrata nelle opere di Marx ed Engels. La classe dei proprietari dei mezzi di produzione si presenta con quella che è – secondo i due pensatori tedeschi – la sua vera faccia: una classe di vampiri totalmente ossessionati dall’ansia di smungere plusvalore dalla corporeità e dall’attività della classe dei lavoratori.

Da un certo punto in poi, però, sempre a partire dall’Inghilterra, cominciano a essere adottati provvedimenti legislativi che cambiano le carte in tavola. Limitazioni dell’orario di lavoro giornaliero e settimanale, introduzione di più giorni liberi, ferie pagate.

Si tratta dell’inizio di un movimento che, pur con mille intoppi e resistenze, produrrà indiscutibilmente un miglioramento delle condizioni di vita dei lavoratori, pur restando nette le diseguaglianze rispetto alla classe dei capitalisti.

Le cause di questo movimento sono complesse: da una parte le lotte operaie – la classe operaia che comincia ad organizzarsi in Inghilterra e poi in tutta Europa: gli scioperi, le azioni di forza e le azioni di sensibilizzazione, in altre parole: la questione operaia che si presenta definitivamente come all’ordine del giorno dell’agenda politica e acquisisce innegabilmente una forte visibilità pubblica; dall’altra parte però è innegabile che tutto ciò viene anche reso possibile da alcune dinamiche interne al modo di produzione capitalistico stesso,  derivante principalmente dal vertiginoso ed esponenziale aumento di produttività che caratterizza l’industrializzazione a partire da metà ‘800.

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